Regolazione delle criptovalute: il caso Singapore.

La città-stato di Singapore ha molto da offrire in termini di attrattività economica. Un luogo calmo e futuristico, caratterizzato da un’atmosfera colorata ed ultraterrena data la vista del resort Marina Bay Sands. Cosiddetta “città dei sensori” per le iniziative intelligenti volte a promuovere una vita migliore, salute e mobilità più smart, case intelligenti ed un’abbondanza di innovazione fintech, sostenuta da una popolazione altamente istruita e focalizzata sui servizi, con un governo che affronta con successo la spinta mondiale verso la digitalizzazione. 

KPMG ha da poco assegnato a Singapore il primo posto nella classifica globale degli hub tecnologici al di fuori della Silicon Valley, e questo si è verificato per la seconda volta in due anni. 

Singapore e le società di criptovaluta

Non è una sorpresa che le società di criptovalute da tempo apprezzino l’approccio pragmatico alla regolamentazione e le politiche fiscali liberali di Singapore, in particolare perché il legislatore locale si concentra positivamente su un’attività altamente innovativa come quella della crittografia (che altrove non è regolamentata). Nella regione Singapore ha adottato un approccio relativamente più neutrale alla criptovaluta, riconoscendone i potenziali benefici ed incoraggiando l’innovazione e la sperimentazione nel settore.

La “Città del Leone” ha visto una notevole trasformazione negli ultimi 60 anni, da ex colonia britannica con un grave problema di disoccupazione oltre che di crisi abitativa, ad una delle nazioni più prospere al mondo. Un massiccio programma di modernizzazione, avviato durante gli anni ’60 e ’70, è alla base del successo di Singapore, ma, più recentemente, grazie anche alla posizione sempre più aggressiva della Cina nei confronti di Hong Kong, la città-stato sta emergendo come nuova potenza finanziaria asiatica, con circa il 40% delle sedi di società fintech del sud-est asiatico, incluso un numero crescente di startup crittografiche. Singapore è diventata per la prima volta un hub crittografico durante i primi giorni del boom ICO del 2018. Ma anche le istituzioni finanziarie della nazione hanno abbracciato la blockchain; la sua più grande banca, DBS, ha infatti lanciato un exchange digitale nel 2020 ed i suoi volumi di scambio sono aumentati di quasi dieci volte nel primo trimestre del 2021.

Anche l’exchange statunitense, fondato dai gemelli Winklevoss, cerca licenze a Singapore pur avendo già licenze a New York e nel Regno Unito, oltre che in giurisdizioni più piccole. 

Singapore come “incubatore di criptovalute”

Singapore è al secondo posto nel mondo per fare affari, appena dietro la Nuova Zelanda, secondo un report della Banca Mondiale; 80 delle 100 aziende più grandi del mondo hanno una sede lì. Anche le società di criptovalute sono state incoraggiate a stabilirvisi, attratte dall’ambiente normativo amichevole dello stato, in diretto contrasto con l’accoglienza sempre più ostile offerta a molte società di criptovalute a Hong Kong, Londra e Washington.

Ad ogni modo, il mercato delle criptovalute a Singapore è ancora relativamente piccolo. Circa 300 milioni di dollari statunitensi sono stati stanziati per sviluppare progetti deeptech, quelli che utilizzano le nuove tecnologie per cambiare la vita. E il governo ha fornito 12 milioni di dollari statunitensi per accelerare l’innovazione blockchain. La città-stato è orgogliosa della moltitudine e della qualità dei propri incubatori tecnologici oltre che del suo successo nel promuovere un’innovazione avanguardista.

Le valute digitali della banca centrale (CBDC) sono state inventate dall’ingegnere blockchain di Singapore U-Zyn Chua, che ha sviluppato il primo CBDC al mondo denominato Sand Dollar (per la banca centrale delle Bahamas). Oggi circa il 90% delle banche centrali di tutto il mondo sta lavorando ad una propria valuta centrale digitale. Singapore sta inoltre collaborando con la Bank of International Settlements (BIS) su Project Dunbar, un’iniziativa per esplorare la governance e la connettività per le transazioni transfrontaliere utilizzando le multi-CBDC che costituirebbero la base di una futura rete di regolamento internazionale.

La Monetary Authority of Singapore

La MAS ad oggi non ha ancora rilasciato alcuna licenza alle società di criptovaluta, nonostante siano più di trecento le richieste. Fino a quando non lo farà, sono state concesse esenzioni ad alcuni dei più grandi attori del settore, il che significa che possono servire investitori al dettaglio ed istituzionali locali sebbene ci siano alcuni limiti alle transazioni ed ai servizi che possono fornire.

Il fondatore di Binance Changpeng Zhao è residente a Singapore e la società sta attualmente offrendo più di duecento posizioni lavorative con sede proprio a Singapore. Paesi “insulari” più piccoli, come Singapore, Bermuda, Jersey e Malta, sono solitamente i più veloci nell’adottare nuove normative ed i più aperti all’innovazione secondo il CEO di Binance (vedi anche il caso Malta). Attualmente, gli utenti di Binance a Singapore hanno opzioni limitate, e possono scambiare solo otto criptovalute, mentre le altre funzionalità incluso il trading di derivati, non sono consentite.

Binance è stato al centro dell’attenzione dei regolatori nelle ultime settimane e le autorità di Singapore hanno indicato che le azioni intraprese da altri stati saranno prese in considerazione insieme ad altri fattori, come i controlli antiriciclaggio della borsa, quando il MAS prenderà una decisione sulla licenza. Se i regolatori decidessero di non rilasciarla, Binance rischierebbe di perdere il proprio status di esenzione. “Siamo consapevoli delle azioni intraprese da altre autorità di regolamentazione contro Binance e seguiremo il caso”, ha affermato l’autorità in una nota.

I principali attori del settore blockchain

Il co-fondatore di Ethereum Vitalik Buterin risiede a Singapore dall’estate 2020, e di recente, sembra che anche altri titani della tecnologia abbiano capito, con rapporti che emergono su un numero crescente di startup, che le attrazioni di Singapore, in risposta alle normative più severe in molte parti del mondo, possano essere piuttosto favorevoli. A Hong Kong, ad esempio, una nuova legislazione limiterebbe le negoziazioni anche agli investitori accreditati. Secondo il MAS, non c’è stato un aumento delle domande di licenza da parte delle startup a seguito di azioni giudiziali all’estero. Chia Hock Lai, presidente della Blockchain Association di Singapore, ha dichiarato al Financial Times che c’erano un certo numero di operatori con sede a Hong Kong che stabilivano uffici in città.

Si prevede che il MAS inizi a rilasciare licenze per operazioni di criptovaluta già da quest’anno, con un processo iniziato dopo l’introduzione del Payment Services Act nel gennaio 2020. 

Una nuova isola Blockchain?

Questa non è la prima volta che una nazione ha cercato di attirare l’industria delle criptovalute con la promessa di condizioni normative favorevoli. Nel 2018, la nazione insulare di Malta ha adottato un approccio simile, definendo i propri regolamenti crittografici come i più innovativi al mondo ed attirando migliaia di startup crittografiche, tra le quali Binance. Una “Blockchain island”. Alla fine però le licenze di Malta non si sono mai materializzate; e solo una manciata ne è stata emessa dopo un lungo ritardo. Da allora le normative del paese si sono rivelate più rigorose del previsto, ma, Singapore non è Malta. Essere regolamentati a Singapore è il gold standard, proprio come se si fosse regolamentati nello Stato di New York. Se si tratta di Singapore, la maggior parte delle istituzioni o dei clienti al dettaglio daranno molto credito a tale certificazione.

Singapore, tuttavia, non è priva anche di operazioni illegali. Dopo un recente giro di vite su un presunto racket ad Hong Kong, le autorità locali hanno rivelato che il 60% dei fondi in questione era stato incanalato attraverso conti a Singapore e si sono avvalsi dell’aiuto delle autorità della città-stato per rintracciare i destinatari finali dei fondi. Uno scandalo più vicino a casa ha coinvolto la piattaforma di trading di criptovaluta online Torque , gestita dall’uomo d’ affari singaporiano Bernard Ong. Secondo Julian Hosp di Cake, la società è fallita, con gli investitori che hanno affermato di aver perso milioni di dollari, portando ad un controllo importante del settore.

Ad ogni modo, più in generale, l’approccio di Singapore si sta dimostrando efficace, poiché gli investimenti si stanno riversando nel paese. Gli investimenti fintech sono aumentati da circa venti milioni di dollari nel 2014 agli oltre un miliardo di dollari nel 2020. La nazione sta anche promuovendo l’innovazione nel resto della regione del sud-est asiatico. Un vero e proprio status di Singapore come hub tecnologico per coltivare l’innovazione tecnologica anche dei paesi vicini come l’Indonesia, creando un forte ecosistema crittografico del sud-est asiatico.

Per Singapore, con la sua enfasi su fintech ed innovazione, attirare progetti crittografici ha vantaggi diversificati. Un afflusso di società di criptovalute, insieme alle giuste normative, offrirebbe infatti l’opportunità di catturare anche parte del valore nel mercato degli asset digitali, per non parlare del diventare un hub di innovazione che può essere l’invidia del sud-est asiatico: una Silicon Valley del ventunesimo secolo!

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