Cosa sono gli NFT musicali e come funzionano
Anche la musica, con l’avvento delle nuove tecnologie, nonostante una diffusione capillare ha avuto i suoi problemi. Problemi di copyright, sfruttamento, nessuna royalty. Queste sono solo alcune delle sfide che i musicisti e le etichette di tutto il mondo devono affrontare quando si parla di produzione e distribuzione della loro musica in rete.
Tuttavia, con l’arrivo dei token musicali non fungibili (NFT), le prospettive per l’ottimizzazione dell’industria musicale possono cambiare.
Cosa sono gli NFT musicali?
Il periodo a cavallo tra il 2021 e il 2022 è stato probabilmente quello che – nel mondo crittografico – ha visto la maggiore spinta da parte degli NFT, i token non fungibili, che stanno mostrando come avere impieghi in molteplici casi d’uso, oltre ad essere affiancabili a criptovalute e ad essere intesi come oggetti da collezione. Gli NFT musicali sono una casistica di queste.
Un NFT, lo sappiamo, è un token crittografico unico registrato su una blockchain che rappresenta un asset digitale o fisico. Una volta che un NFT è stato creato, non può essere modificato o duplicato. Ma una delle particolarità che li renderebbero appetibili al mercato musicale è che gli NFT possono essere codificati in modo da consentire il pagamento di royalty al creatore, il che li rende una tecnologia molto interessante per i musicisti.
Gli NFT musicali sono infatti brani musicali registrati su una blockchain sotto forma di token univoci non fungibili che appartengono esclusivamente al proprietario dell’NFT. Tuttavia, a differenza degli mp3 che da decenni ormai dilagano su qualsiasi device, gli NFT musicali possono anche essere venduti e consentono ai musicisti di guadagnare royalties per ogni vendita sul mercato secondario.
Come funzionano gli NFT musicali?
Quando si tratta dell’industria musicale, gli NFT musicali possono apparire in varie modalità. L’NFT in senso stretto, infatti, può essere sia un file audio o video, oppure anche la copertina di un album, o ancora un biglietto per un concerto, o merchandising firmato.
Nella produzione o nella vendita di un NFT musicale, il principio rimane il medesimo per gli altri NFT. Un artista (o una etichetta discografica) decideranno a monte cosa distribuire tra i fan: la scelta può come detto variare tra un file audio, biglietti per un concerto o oggetti di merchandising. A quel punto, il produttore collocherà su una blockchain l’ NFT , oppure lo creerà tramite una piattaforma tra le cosiddette “Music NFT”. Ad oggi, le maggiori piattaforme Music NFT disponibili sono NFT TONE, Opulous, OpenSea.
Dopo aver identificato la loro piattaforma preferita, informeranno i loro fan del rilascio del loro drop NFT e li metteranno in vendita a qualsiasi valore vogliano vendere i loro lavori.
Poiché gli NFT musicali (e tutti gli altri NFT) non possono essere replicati, potrebbero decidere di vendere una tantum su un file audio, in cui il miglior offerente possiede il file audio originale (ma non il copyright). In alternativa, potrebbero decidere di creare un numero limitato di NFT dello stesso file audio, diciamo 10.000, e poi metterli in vendita su un mercato NFT musicale.
Ogni fan che acquista la musica NFT diventa proprietario del lavoro del suo musicista preferito. Sono quindi in grado di archiviare gli NFT musicali nei loro portafogli cripto e, se interessati, possono vendere l’NFT a un offerente più alto in futuro. Nonostante sia il proprietario dell’unico NFT e sia in grado di venderlo, il musicista che ha creato l’NFT può guadagnare dalla rivendita del proprio lavoro, che è uno dei modi più potenti con cui gli NFT musicali possono potenziare i musicisti.
Perchè l’industria musicale dovrebbe scegliere gli NFT?
Oltre a generare un introito derivante dalle vendite immediate di NFT musicali, questo tipo di accorgimento potrebbe portare ulteriori benefici ad altre industrie (come è successo per WeSorare e gli NFT calcistici), ma ovviamente anche per l’industria musicale: dalle royalties, che con gli NFT verrebbero pagati di passaggio in passaggio (e non come oggi che con i servizi di streaming spesso vengono bypassate); l’eliminazione degli intermediari (potenzialmente, l’artista potrebbe vendere direttamente al fan senza bisogno di intermediari di distribuzione); costruire via social una fan base attiva, alla quale dedicare NFT dedicati e molto molto altro.
Ma le opportunità di impiego sono molteplici: il sospetto è che, come per le criptovalute, anche gli NFT musicali possano avere un sentiero radioso e promettente: vedremo quali saranno i primi artisti che proveranno a sfruttare questa nuova tecnologia.
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