Guerra Russo-Ucraina: sono le criptovalute il nuovo bene rifugio?
Quando scoppia una guerra i costi sono sempre elevati, sia in termini umani che finanziari. Il valore della vita umana non ha prezzo e assistere al dramma di un conflitto bellico, in un periodo storico in cui il numero di vite spezzate era già incredibilmente alto a causa di una pandemia che affligge il pianeta da ormai oltre due anni, è un’esperienza che tutti ci auguravamo di non dover affrontare.
Ma tralasciando per un attimo l’aspetto umanitario della questione, che certamente è il più pesante ed importante, andiamo ad analizzare quello finanziario, che ci vede più competenti in materia.
Sì, perché al netto delle spese belliche, il costo economico si sta rivelando decisamente più alto rispetto a quanto probabilmente ipotizzato da Putin: non è infatti solo l’economia dell’Ucraina ad essere messa in seria difficoltà, ma anche quella dello stato sovietico. Infatti, sebbene gli Stati Uniti e l’Unione Europea non siano entrati in azione militarmente, schierando tra le fila dei campi di battagli i propri eserciti, hanno comunque deciso di intervenire attaccando Putin sul piano economico e finanziari.
Andiamo a vedere in che modo.
La situazione economica e finanziaria russa tra sanzioni e tassi di interesse alle stelle
L’Occidente del Mondo ha deciso di schierarsi in modo compatto, compresa la da sempre neutrale Svizzera, contro la guerra scatenata dalla Russia nei confronti della vicina Ucraina. Per fronteggiare Putin, il modo scelto da Europa e Stati Uniti è stato quello delle sanzioni sul piano finanziario: ad esempio, la Russia è stata di fatto esclusa dallo Swift, ossia il circuito globale di comunicazione dei pagamenti bancari, tranne per quanto riguarda Gazprombank per garantisce l’acquisto del gas da parte delle nazioni europee, e questo comporta una notevole difficoltà nella verifica dell’identità di chi esegue una transazione e, inoltre, non consente a Mosca di vendere i propri titoli di stato ad altri paesi. Il Rublo ha perso il 30% del proprio valore rispetto al Dollaro, poiché la maggior parte delle riserve monetarie russe si trovano all’estero, ma come detto poco sopra non è possibile accedere ai conti dal momento che le transazioni estere sono bloccate, mentre gli interessi sui titoli di stato sono passati al 22%, prima dell’invasione dell’Ucraina erano al 9,5%.
Con i finanziatori e le grosse imprese che fuggono letteralmente dallo stato sovietico, sembra sempre più difficile la situazione finanziaria del Paese durante la guerra. Per cercare di limitare i danni, il Cremlino ha vietato ai cittadini di spostare all’estero il capitale.
Ecco che in questo contesto si inseriscono perfettamente le criptovalute, che consentono da un lato di aggirare le sanzioni imposte a Mosca, poiché per antonomasia le transazioni su blockchain sono anonime e non tracciabili, dall’altro permettono ai cittadini di mettere al riparo i propri risparmi poiché i Bitcoin non solo legati a nessuna autorità centrale e non sono controllati dalle Banche e inoltre evitano di vedere il proprio capitale dissipato a causa della volatilità attuale del Rublo. Mosca, inoltre, sta pensando di sviluppare addirittura un Rublo digitale.
La corsa ucraina alla salvaguardia dei propri risparmi e le donazioni internazionali
Situazione per certo aspetti analoga anche a Kiev: da più di una settimana sono bloccate tutte le transazioni elettroniche nel Paese ed è vietato trasferire moneta all’estero. La soluzione più semplice e sicura sembra quindi quella di acquistare Bitcoin o altre criptovalute, nella speranza di riuscire a riconvertirli ad emergenza ultimata, mettendo così al riparo i propri risparmi. Lo stesso governo sta incoraggiando, attraverso appelli accorati, donazioni in monete elettroniche, considerate al momento il metodo più sicure ed efficacie di ricevere e scambiare valuta in tempo di guerra. Le donazioni ricevute attraverso criptovalute hanno raggiunto i trentasei milioni di Dollari.
Pare proprio, dunque, che Bitcoin, Ethereum e le altre criptovalute siano diventate beni rifugio al pari di oro e bond, se non addirittura in modo ancora maggiore, innescando inoltre un rialzo significativo per tutti i cripto asset, Bitcoin è salito del 13% ad esempio, dopo settimane di ribassi.
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