Come fare il mining di Bitcoin?
Il Bitcoin, come sappiamo, si appresta ad essere il prossimo grande protagonista nel mondo della finanza. Può essere difficile, per la maggior parte delle persone, capire come esso funzioni. Vi sono parecchi aspetti matematici e numerici coinvolti, cose che generalmente non ne facilitano troppo la comprensione, quantomeno all’inizio. L’essere però costituito in modo complesso, però, è allo stesso tempo una delle principali ricette del suo successo.
Come sappiamo, Bitcoin è una valuta digitale. Le valute richiedono controlli e saldi, convalida e verifica. Normalmente sono i Governi Centrali e le banche gli organi deputati allo svolgimento di questi compiti, rendendo difficile falsificare le proprie valute.
La grande differenza con Bitcoin è che è la valuta è decentralizzata. Se non esiste un governo centrale che lo regolamenti, come possiamo sapere che le transazioni avvengono in maniera corretta?
Se abbiamo appena inviato della valuta, chi lo testimonia? Dove vi è traccia?
La risposta si trova nel mining.
Che cos’è il mining di Bitcoin?
“Mining” è un gergo coniato nell’ambito della verifica delle transazioni Bitcoin.
I “miners” sono tutti gli utenti in giro per il mondo che forniscono la potenza di calcolo del proprio computer con la finalità di certificare la correttezza delle transazioni.
Ogni volta che si effettua una operazione sulla rete bitcoin, che sia un pagamento, un invio o uno spostamento di valuta, una traccia di tale operazione viene rinchiusa all’interno di una ideale scatola protetta da un lucchetto virtuale, chiamata “blockchain”. I miners hanno il compito di eseguire il software utile a scovare la combinazione di quel lucchetto. Una volta che il computer la trova, la scatola idealmente si apre e le transazioni vengono confermate. Per aver trovato la chiave del lucchetto, il miner ottiene una ricompensa in Bitcoin generata automaticamente dal sistema.
L’entità della ricompensa è predefinita e ben cadenzata: alla nascita di Bitcoin, nel 2008, ogni blocco veniva ricompensato con l’erogazione di 50 Bitcoin; ogni quattro anni tale cifra si dimezza, dal 2020, infatti i BTC di ricompensa sono 6,25: e questo progressivo dimezzamento altro non è che una strategia per evitare fenomeni inflazionistici, e prende il nome di “halving di Bitcoin”.
Quindi, riassumendo: più operazioni vi sono, più i miners si possono impegnare a certificarne la bontà, sicuri del fatto che il sistema li premierà con una ricompensa particolarmente significativa.
Questa operazione, ovviamente, non è così facile: servono software dedicati e computer molto potenti. Si pensi che il numero attuale di tentativi per trovare la chiave corretta si aggira attorno a 108.683.321 TH/s , (secondo i dati forniti da blockchain.info, uno dei principali siti dedicati alla monitorizzazione delle operazioni di mining) dove th/s sta per trilione di hashes per secondo: un numero incredibilmente elevato!
E’ possibile fare mining in Italia?
Certo, è possibile, ma -diciamolo subito – date le premesse è diventato incredibilmente sconveniente. Eppure, in linea teorica, servirebbero unicamente un pc e un software dedicato: cosa che avveniva nei primissimi tempi di diffusione dei Bitcoin. Con il passare dei mesi, però, le operazioni di estrazione dei miners sono diventate sempre più matematicamente complesse, per i conti sempre più terribilmente difficili (dato testimoniato dal costante aumento dell’hash rate sopra menzionato). Un singolo pc non è più sufficiente, anzi: per farsi un’idea, non basterebbe un pc mediamente potente acceso per un mese di fila a far conti 24 ore su 24. Le spese di energia elettrica renderebbero l’operazione non proficua.
Ora gli hardware utilizzati sono sempre più costosi e veloci (un hardware all’avanguardia finalizzato al mining può costare tranquillamente oltre 10 mila euro).
Che computer serve per minare i Bitcoin?
Per aumentare la possibilità di essere tra i fortunati della catena che li riceveranno occorre dotarsi , come abbiamo detto, di un apparato tecnico molto potente, ovvero computer con molta potenza di calcolo. La probabilità che un certo utente riceva la ricompensa dipende dal contributo che offre al sistema: dalla potenza computazionale che aggiunge alla rete relativamente a quella totale della rete. Più l’hardware è performante e più aumentano le probabilità di ricevere monete.
Il mining di Bitcoin ha generato il commercio degli hardware Asics (Application Specific Integrated Circuits), strumenti utili alla risoluzione di calcoli complessi.
Ogni strumento Asics possiede una capacità massima in termini di calcolo al secondo (si tratta dell’hash rate di cui abbiamo parlato), a cui corrisponde un consumo elettrico ben definito. Solo per fare qualche esempio gli hardware per il mining più diffusi oggi sono
- Antminer S7 – 4.73 TH/s a 0.25W/GH
- Antminer S9 – 14 TH/s a 0.098 J/GH
- Avalon 6 – 3.20 TH/s – 0.29 W/GH
- SP20 Jackson – 1.3-1.7 TH/s a 0.9W/GH
- Antminer R4 – 7TH/s a 0.1W/GH
Difficile, molto difficile trovare questi strumenti a meno di 10 mila euro ciascuno.
Mining pools per mining Bitcoin
Vi sono, verosimilmente, due modi per aggirare queste limitazioni imposte dalla necessità di avere un hardware potentissimo: il primo è quello di entrare nelle cosiddette “mining pools”: sono gruppi collettivi di miners che riuniscono il potere computazionale dei propri pc per poi ricevere piccole fette di Bitcoin in caso di successo (distribuito in proporzione al quantitativo di energia elargito).
Il secondo modo è quello del “cloud mining“: utilizzando il concetto del cloud, luogo virtuale in cui possiamo immagazzinare foto e documenti, qui paghiamo aziende specializzate che ci “prestino” in remoto i loro hardware che noi reindirizziamo alle mining pools. In alcuni casi, è possibile comprare un hardware che l’azienda conserverà e farà funzionare secondo le nostre indicazioni. Ovviamente, queste aziende sono allocate in paesi stranieri in cui l’elettricità – che da noi come detto è molto cara per questa operazione – costa invece pochi spiccioli.
Il vantaggio è di avere più potere computazionale a disposizione, lo svantaggio è di dover pagare per averlo, e quindi di poter trarre minore profitto al termine dell’estrazione.
Quali sono le migliori mining pools di Bitcoin?
Per “unire” la potenza di calcolo del proprio pc ad altri che lavorano per cercare la soluzione agli enigmi di matematici utili a minare Bitcoin, è sufficiente creare un account presso una delle migliori pools della rete, come:
Ogni volta che il gruppo riesce a risolvere un problema matematico, essi riceveranno una frazione dei Bitcoin che verranno accreditati come ricompensa. Inoltre, saranno accreditati in base al tempo passato nella pool e all’energia erogata per il calcolo.
Quali sono i migliori siti di cloud mining?
Ad oggi, risultano molteplici le aziende specializzate nel “prestito” online delle proprie risorse di calcolo che ci permettono poi di partecipare al processo di mining.
Le più celebri sono:
E’ sufficiente creare un account, scegliere lo strumento hardware da noleggiare, concordare i termini del pagamento e poi utilizzarlo secondo le istruzioni, per poter minare Bitcoin (o altre criptovalute basate sullo stesso principio).
E’ possibile minare Bitcoin in proprio?
A causa degli alti costi necessari per dotarsi del sistema più corretto, l’estrazione di Bitcoin in proprio è raccomandabile solo se si ha accesso immediato ad abbondanti forniture di elettricità a basso costo. Si avrà bisogno anche di una potente connessione ad internet per estrarre Bitcoin con il proprio hardware. Prima di investire in qualsiasi hardware o configurazione di mining, una buona idea è quella di utilizzare un calcolatore di mining Bitcoin così da stabilire i costi coinvolti nel processo. Così facendo si potrà vedere se sia possibile realizzare effettivamente un guadagno in considerazione dei molteplici costi da sostenere. Va tenuto anche presente che i prezzi da calcolare possono variare, compresi i costi energetici. Il mining di Bitcoin è un’operazione dal costo esorbitante per la maggior parte delle persone, e c’è veramente una minima possibilità che si possa estrarre del guadagno alla fine dell’operazione.
Cosa sono i wallet e come utilizzarli?
Una volta iniziata la procedura di mining, che sia tramite mezzi personali o tramite mining pools, si dovrebbero iniziare ad assaporare le porzioni di Bitcoin che entrano nel proprio account. Questi fondi sotto forma di criptovaluta vanno però ritirati e depositati in un wallet di Bitcoin sicuro non appena cominciano a divenire sostanziosi. Ricordate sempre di avere il pieno controllo sulla vostra criptovaluta e di non lasciarla custodire a terze parti, altrimenti i rischi che qualcosa vada storto aumentano visibilmente. Alcune società di cloud mining permetteranno altresì di reinvestire i propri guadagni allo scopo di ottenere sempre maggiori potenze di hashing.
Qualunque scelta tu faccia, dovrai però decidere cosa farai con i tuoi Bitcoin nel lungo termine. Sebbene ci siano molti prodotti e servizi che si possono acquistare direttamente con Bitcoin, il suo prezzo può varia di molto in un istante, sarebbe dunque consigliabile fare delle ulteriori ricerche per capire se si sta facendo o meno un buon affare nel conservarli. “Holdare” (conservare nel proprio wallet) Bitcoin è una pratica piuttosto diffusa, ma non è l’unica alternativa possibile. La criptovaluta può infatti essere anche riconvertite immediatamente in valuta FIAT tradizionale tramite popolari exchange quali Coinbase, Binance e Bittrex, cosi da rientrare completamente dall’esposizione al rischio che le monete digitali comportano (da notare che in alcuni exchange bisognerà prima effettuare un passaggio ulteriore che consiste nella conversione della criptovaluta in stablecoin, argomento che abbiamo già trattato in un precedente articolo).
Gli “holders” sono quelli che conservano le proprie monete in quanto convinti che il rispettivo valore aumenterà nel tempo. Sfortunatamente, non esiste un modo realmente affidabile di prevedere quali saranno i valori futuri di Bitcoin, o qualsiasi altra altcoin. Naturalmente, non daremo alcun suggerimento in materia, ma se deciderai di conservare i tuoi Bitcoin considera dei portafogli sicuri, possibilmente anche i cd. “hardware wallet”, come Trezor o Ledger Nano.
Quanti Bitcoin vengono minati al giorno?
Le pools sono ormai da mesi le migliori soluzioni per chi volesse guadagnare qualcosa con i propri mezzi. Ogni giorno , mediamente, vengono risolti 144 blocchi; tale cifra, relazionata ai 12,5 Bitcoin di ricompensa di inizio 2020, genera una cifra pari all’erogazione di 1800 nuovi Bitcoin ogni giorno.
Infine, non è detto che con l’halving si dimezzino anche i Bitcoin erogati: è plausibile pensare che l’hash rate (quindi la difficoltà nel risolvere le operazioni ) possa abbassarsi, avendo come risultato l’aumento dei blocchi giornalieri risolvibili. Quindi, per ipotesi, potrebbe essere possibile assistere nei prossimi mesi ad uno scenario in cui giornalmente si risolvono anche 300 blocchi, corrispondenti all’erogazione di 1875 monete, ipoteticamente in linea col trend attuale.
Bitcoin e l’impatto ambientale
Non nascondiamoci dietro ad un dito: minare Bitcoin, come visto nelle premesse, consuma elevati livelli di energia elettrica. Tant’è che alcuni Stati, come Cina e Russia (con risultati tuttavia ancora da ben decifrare) ne hanno messo al bando l’attività, dichiarandola illegale. Allo stesso tempo, altri paesi (come Corea, Hong Kong e Giappone) non si curano del problema e hanno nell’attività una parte importante della propria economia.
Per ovviare a questo problema, in ogni caso, il settore delle criptovalute si sta evolvendo, pensando a delle nuove monete che – per essere validate dalle blockchain – non abbiano bisogno di un così elevato livello energetico.
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